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LA SALUTE della bocca dipende innanzitutto dalla quotidiana igiene orale. Lo sanno tutti ormai, lo sanno bene le aziende. Basta sfogliare un motore di ricerca online alla voce “dentifricio” per trovare ben 97 pagine con 1.940 prodotti da meno di 1 a 11,25 euro. Gli spazzolini manuali partono da 0,69 euro, da poco più di 10 quelli elettrici fino a 160. Alla portata di tutte le tasche ed esigenze. In farmacia, supermercati, profumerie, migliaia di tubetti promettono di prevenire, curare carie, denti sensibili, tartaro, gengiviti, alito cattivo, denti gialli.

Gli italiani acquistano il dentifricio più che altro nella grande distribuzione che (secondo i dati del rapporto 2014 di Cosmetica Italia, l’associazione delle imprese cosmetiche italiane) registra 689 milioni di euro di fatturato. Circa 3 milioni le farmacie che, comunque, hanno maggiorato del 2,7% le vendite di prodotti specifici. L’oral-care riguarda con l’8,5% del fatturato (oltre 692 milioni di euro) un’importante fetta del mercato dei cosmetici, tra i pochi ad aver visto nel 2013 il segno positivo: +1,2% nelle vendite rispetto al 2012.

Ma il consumatore come si orienta tra prezzi tanto diversi e pubblicità che promette di tutto? “Dipende dalle esigenze personali. I dentifrici sono regolati da 3 leggi diverse e due procedure amministrative: sono specialità medicinali (se c’è un principio attivo per curare una patologia, con un lungo e costoso lavoro di ricerca prima e registrazione dopo come farmaco, vendita solo in farmacia), dispositivi medici se c’è un meccanismo terapeutico non farmacologico per curare, per esempio, la sensibilizzazione dentale: non serve autorizzazione ma marcatura CE. Vendita solo in farmacia. Ci sono poi i dentifrici cosmetici, per la normale pulizia della bocca. Si vendono al supermercato come in farmacia e questo può confondere il consumatore. Molti i casi borderline… Se si tratta di una specialità il prezzo si giustifica per la ricerca, per i cosmetici il prezzo lo fa il mercato e non è indicazione di qualità. Se non ci sono particolari problemi la scelta è facile e il risparmio anche “, spiega Carmine Guarino, che all’Istituto Superiore di Sanità dirige il Centro Nazionale ONDICO, controllato dalla Commissione Europea di Bruxelles, responsabile certificazione CE dei dispositivi medici.

“Molto più importante – aggiunge – è lo spazzolino: non molto duro, non molto grande, da cambiare spesso, usare bene, evitare quelli con fibre animali, naturali, lavarsi i denti subito dopo un pasto, fare visite periodiche dal dentista”. In quasi tutti i dentifrici ci sono tracce di allergeni e ingredienti “indesiderati”, tipo peg, sodio lauryl solfato, parabeni, siliconi, anche triclosan, l’antibatterico sconsigliato in Svezia dal ministero della Salute. Troppa chimica in bocca segnalava una recente indagine del settimanale dei consumatori il Salvagente . “Il dentifricio ovviamente non va ingerito ma se pur lo fosse per una volta non fa certo male. Piuttosto occorre stare attenti alla polvere di silicio, abrasiva, che sta in tutti i dentifrici: basterebbe soppesare in mano comparativamente diversi tubetti e scegliere quello meno pesante che sicuramente ne contiene di meno”, consiglia Guarino.

Gli eccipienti sono in genere tensioattivi schiumogeni per rendere più gradevole lo spazzolamento dei denti e non c’è evidenza scientifica certa che possano far male. Importante, piuttosto,  verificare sulla confezione l’abrasività dei dentifrici, specie quelli sbiancanti: non deve superare i 60 RDA, Relative Dentin Abrasivity. Se maggiore può causare danni allo smalto, usura e maggiore sensibilità dei denti.  Importante è spazzolare bene, con la modalità giusta e il tempo giusto, fare controlli periodici, cambiare spesso spazzolino, usare scovolino o filo interdentale, idropulsore. Igiene orale scrupolosa anche per i denti su impianti. Sono in zirconio e porcellana, non si possono cariare ma i batteri di placca e tartaro possono compromettere l’osso intorno all’impianto e rendere meno stabili le viti in titanio e le protesi che vi sono ancorate.

Per prevenire la carie il fluoro è ingrediente essenziale in tutti i dentifrici. Per gli adulti la dose contenuta dev’essere di 1450 ppm, come raccomandano le Linee guida nazionali. Valore rispettato nella maggior parte dei prodotti in vendita.

Dentifricio fluorato e cura della bocca in attesa del bebè. “In gravidanza la donna deve curare in modo particolare l’igiene orale, perché la flora batterica cariogena passa al neonato attraverso il contatto fin dai primi giorni di vita”, avverte Antonella Polimeni, Odontoiatria pediatrica Università La Sapienza. La prevenzione della carie dei bimbi comincia quindi già dal pancione e con l’allattamento.

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Sandro Siervo

Dott. Sandro Siervo

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