Ognuno ha il suo colore dei denti, un po’ come succede per pelle e capelli. Anche per i più fortunati, il bianco puro rappresenta soltanto un miraggio.
Cosa determina il colore dei nostri denti?
La dentina (sostanza compresa tra lo smalto, il cemento alla radice del dente e la polpa) contiene sfumature grigiastre, rossicce e giallognole, che traspaiono più o meno intensamente dallo smalto sovrastante, di per sé traslucido. Pur essendo un materiale particolarmente resistente e mineralizzato, lo smalto conserva una certa porosità e può quindi lasciarsi attraversare da sostanze e particelle capaci di cambiare il colore alla dentina e allo stesso smalto.
Quali sono i principali “nemici” dei denti bianchi?
Il fumo di sigaretta, i collutori con clorexidina, il naturale invecchiamento ed i pigmenti alimentari, come quelli contenuti nel caffè, nel tè, nella liquirizia, negli spinaci e nel vino rosso, ma anche nei coloranti artificiali aggiunti alle bevande o ad altri prodotti alimentari.
Correre ai ripari con pulizia dei denti e sbiancamento
Un’insufficiente igiene orale favorisce il deposito della placca dentale e la sua successiva evoluzione in tartaro. Il colorito giallognolo di quest’ultimo e l’effetto barriera della placca, spengono a poco a poco la brillantezza del sorriso, con un poco gradito cambiamento di colore della dentatura. Le particelle colorate di alimenti, bevande e fumo, aderiscono infatti molto meglio ed in maniera più tenace alla placca matura ed al tartaro rispetto allo smalto. Il risultato finale è che i denti appaiono scuri, gialli, sempre più opachi e meno brillanti.
Sicuramente la pulizia dei denti (ablazione del tartaro) aiuta a prevenire l’ingiallimento dei denti. È infatti consigliato eseguire una ablazione del tartaro almeno 1 volta ogni 6/12 mesi.
Per riportare invece il colore dei denti al bianco e alla luminosità di un tempo, è possibile scegliere tra diverse tipologie di trattamenti sbiancanti, rapidi e non invasivi. Aldilà dell’efficacia insita nelle varie metodiche, occorre innanzitutto prendere coscienza dei loro limiti. Sottoporsi a questi trattamenti, infatti, significa nel migliore dei casi riportare il colore della dentatura all’antico splendore, fino a schiarire leggermente le tonalità conferitegli da madre natura.
La tecnica maggiormente utilizzata si esegue direttamente nello studio dentistico e viene per questo definita “sbiancamento dei denti alla poltrona”. Questa procedura sfrutta l’azione di agenti sbiancanti chimici ad alta concentrazione, potenziati da specifiche lampade che ne favoriscono l’azione in profondità. Il mezzo sbiancante più diffuso è costituito da un gel a base di perossido di idrogeno al 35-38% c.a. che, una volta esposto a particolari fonti luminose, si attiva liberando ossigeno. Questo gas penetra nella struttura del dente, innescando reazioni di ossido-riduzione che scompongono le molecole delle macchie in composti più piccoli, incolori e facilmente eliminabili. L’intensità dello sbiancamento dipende dalla concentrazione del principio attivo e dal suo tempo di posa sui denti. In ogni caso, compatibilmente con l’esperienza del dentista, un intervento professionale garantisce il miglior risultato possibile, minimizzando effetti indesiderati come eccessiva sensibilità termica ed irritazione gengivale. Leggere gengiviti e maggiore sensibilità ai denti tendono comunque a presentarsi al termine del trattamento, salvo poi regredire spontaneamente nelle 24-48 ore successive.